|  
                                                      
                                                        Qualche 
                                                        vino bianco famoso 
                                                      
                                                        
                                                         BIANCO VENEZIA 
                                                        GIULIA COSI’ SIA Igt 
                                                       
                                                        JERMANN 
                                                       
                                                        LA 
                                                        ZONA DI PRODUZIONE, IL 
                                                        VINO 
                                                        UN PO' DI STORIA: 
                                                        Il Collio è quella 
                                                        zona a Denominazione di 
                                                        origine Controllata che 
                                                        si estende attraverso 
                                                        la fascia collinare settentrionale 
                                                        della provincia di Gorizia, 
                                                        a ridosso del confine 
                                                        di stato con la Slovenia 
                                                        e che comprende circa 
                                                        1600 ettari di vigneti 
                                                        collinari specializzati. 
                                                        Il territorio copre una 
                                                        sequenza di declivi che 
                                                        si sviluppano quasi ininterrottamente 
                                                        lungo una direttrice ideale 
                                                        est-ovest, presentando 
                                                        ampie superfici esposte 
                                                        a mezzogiorno, molto adatte 
                                                        ad una viticoltura di 
                                                        gran pregio. 
                                                        La prossimità delle 
                                                        Prealpi Giulie costituisce 
                                                        un efficace riparo dai 
                                                        venti freddi di settentrione 
                                                        e la vicinanza della costa 
                                                        adriatica, che dista mediamente 
                                                        una ventina di chilometri, 
                                                        contribuisce a contenere 
                                                        le escursioni termiche, 
                                                        favorendo la persistenza 
                                                        di un microclima mite 
                                                        e temperato: per questo, 
                                                        nel secolo scorso, quando 
                                                        il territorio faceva parte 
                                                        dell'Impero Asburgico, 
                                                        Gorizia veniva definita 
                                                        la "Nizza dell'Adriatico". 
                                                        La vicinanza del mare 
                                                        determina anche un singolare 
                                                        fenomeno di riflessione 
                                                        dei raggi del solari che 
                                                        produce un effetto di 
                                                        doppia insolazione del 
                                                        quale si avvantaggiano 
                                                        particolarmente i versanti 
                                                        esposti ad est e ad ovest. 
                                                        I terreni del Collio sono 
                                                        costituiti da marne ed 
                                                        arenarie stratificate 
                                                        di origine eocenica, portate 
                                                        in superficie in epoca 
                                                        remota dal sollevamento 
                                                        dei fondali dell'Adriatico, 
                                                        come indica il frequente 
                                                        ritrovamento di fossili 
                                                        marini. 
                                                        Queste formazioni rocciose 
                                                        si disgregano facilmente 
                                                        sotto l'azione degli agenti 
                                                        atmosferici, originando 
                                                        un terriccio dapprima 
                                                        grossolano, poi granuloso 
                                                        ed infine assai minuto, 
                                                        che nel volgere di poche 
                                                        stagioni si trasforma 
                                                        in un substrato ideale 
                                                        per la viticoltura. 
                                                        In quest'ambito geopedologico 
                                                        e climatico così 
                                                        favorevole si è 
                                                        sviluppata, fin dai tempi 
                                                        più remoti, la 
                                                        coltivazione della vite, 
                                                        che risultava praticata 
                                                        nella zona già 
                                                        in epoca pre-romana. 
                                                        Benchè la coltura 
                                                        della vite fosse antecedente 
                                                        alla loro venuta, ai Romani 
                                                        va riconosciuto il merito 
                                                        di aver introdotto tecniche 
                                                        più razionali e 
                                                        dato maggior sviluppo 
                                                        alla viticoltura. La produzione 
                                                        dei vini intorno alla 
                                                        metà del terzo 
                                                        secolo d.C. era così 
                                                        diffusa da consentire 
                                                        all'Imperatore Massimino, 
                                                        proveniente dalla Tracia 
                                                        e diretto all'assedio 
                                                        di Aquileia con le sue 
                                                        legioni, di requisire 
                                                        in Collio una quantità 
                                                        di botti e tini sufficiente 
                                                        a costruire un ponte sull'Isonzo 
                                                        alla Mainizza, presso 
                                                        Gorizia. 
                                                        Nel Collio la viticoltura 
                                                        ebbe già dai tempi 
                                                        antichi una rilevante 
                                                        importanza economica. 
                                                        E' questa una realtà 
                                                        che si desume da molti 
                                                        documenti che riguardano 
                                                        il territorio e nei quali 
                                                        sono sempre citati i due 
                                                        elementi essenziali che 
                                                        caratterizzavano allora 
                                                        ogni angolo della contrada: 
                                                        la presenza di un castello, 
                                                        cardine del sistema militare 
                                                        e politico che consentiva 
                                                        di esercitare una reale 
                                                        potestà ed i vigneti 
                                                        che rappresentavano la 
                                                        fonte primaria del reddito 
                                                        e quindi i concreti benefici 
                                                        per colui che di tale 
                                                        potestà era investito. 
                                                        Il veneziano faustino 
                                                        Moisesso che fu protagonista 
                                                        e puntuale cronista della 
                                                        "Guerra degli Uscocchi", 
                                                        nella sua opera letteraria 
                                                        "Historia della ultima 
                                                        guerra in Friuli", 
                                                        narra come le truppe della 
                                                        Serenissima si lanciassero 
                                                        all'assalto di un fortino 
                                                        in mano all'esercito imperiale 
                                                        asburgico sfruttando le 
                                                        zone defilate al tiro 
                                                        nemico grazie alla presenza 
                                                        dei terrazzamenti ricavati 
                                                        sui fianchi del colle. 
                                                        Questo episodio avveniva 
                                                        nel 1616 e rappresenta 
                                                        oggi una chiara testimonianza 
                                                        della presenza nel Collio 
                                                        di una viticoltura specializzata 
                                                        che già allora 
                                                        si avvaleva di importanti 
                                                        e complesse opere di sistemazione 
                                                        fondiaria. lo stesso Autore, 
                                                        narrando del saccheggio 
                                                        dei castelli espugnati, 
                                                        ci informa dettagliatamente 
                                                        sulla consistenza e natura 
                                                        delle ricchezze costituenti 
                                                        il bottino, che sempre 
                                                        comprendeva ingenti quantità 
                                                        di "vini squisitissimi". 
                                                        Vini, quindi, noti e ricercati 
                                                        da tempo immemorabile 
                                                        presso le antiche Corti 
                                                        d'Europa, e particolarmente 
                                                        dalla Serenissima Repubblica 
                                                        e dalla Corte Imperiale 
                                                        Asburgica che con alterne 
                                                        vicende lungamente si 
                                                        contesero queste tormentate 
                                                        contrade. 
                                                        La moderna viticoltura 
                                                        nasce in Collio nella 
                                                        seconda metà del 
                                                        1800, principalmente ad 
                                                        opera del Conte Teodoro 
                                                        Latour, proprietario di 
                                                        una vasta tenuta che oggi, 
                                                        in altre mani, ancora 
                                                        produce rinomati vini. 
                                                        A lui si deve l'introduzione 
                                                        di pregiate varietà 
                                                        di uve da vino francesi 
                                                        e tedesche che andarono 
                                                        a sostituire alcuni vecchi 
                                                        vitigni locali di minor 
                                                        interesse qualitativo. 
                                                        Nel Collio fu tuttavia 
                                                        mantenuta la coltura di 
                                                        alcune varietà 
                                                        tradizionali più 
                                                        rinomate tutt'oggi presenti 
                                                        ed ancora coltivate con 
                                                        successo. 
                                                       
                                                        SILVIO 
                                                        JERMANN 
                                                        Silvio Jermann è 
                                                        senza dubbio uno dei più 
                                                        prestigiosi e importanti 
                                                        produttori italiani ed 
                                                        internazionali, un vero 
                                                        "cult" per gli 
                                                        appassionati.  
                                                        Già leggendo i 
                                                        nomi delle sue più 
                                                        famose realizzazioni come 
                                                        It Was Dreams Now It Is 
                                                        Just Wine!, Vinnae, Capo 
                                                        Martino, Vintage Tunina, 
                                                        Cosi’ Sia, si può 
                                                        immaginare quale fantasia 
                                                        e immaginazione pervada 
                                                        questo vignaiolo senz'altro 
                                                        più a suo agio 
                                                        con i vini di fantasia 
                                                        che con quelli classici 
                                                        monovarietali (che comunque 
                                                        produce egregiamente). 
                                                        Gli Jermann, arrivati 
                                                        in Friuli, a Villanova 
                                                        di Farra, nel 1881 dall’Austria, 
                                                        furono prima mezzadri, 
                                                        poi proprietari; finché 
                                                        verso l’inizio del secolo 
                                                        il vino divenne l’argomento 
                                                        principale del loro lavoro. 
                                                        Sono contadini duri, tutti 
                                                        d’un pezzo, di quelli 
                                                        che non vogliono sentir 
                                                        debolezze né cambiare 
                                                        una virgola nella tradizione. 
                                                         
                                                        Il nonno Silvio è 
                                                        uomo che, dovendo andare 
                                                        in guerra, scelse l’esercito 
                                                        d’Austria e avendo ereditato 
                                                        una vigna, seppur in valle 
                                                        buia e scossa dalla bora, 
                                                        fece vino.  
                                                        Silvio che nel ’68 era 
                                                        a Conegliano alla scuola”del” 
                                                        vino, ebbe, come tutti, 
                                                        volontà di contestazione, 
                                                        ma anche comprensione 
                                                        del diverso e capacità 
                                                        d’autonomia.  
                                                        Ritornò con l’ansia 
                                                        giovanile di cambiare 
                                                        tutto.  
                                                        Non più vini pesanti 
                                                        e grassi, ma profumati, 
                                                        armonici, costruiti secondo 
                                                        logiche contemporanee, 
                                                        con macchine contemporanee 
                                                        e per il gusto contemporaneo, 
                                                        nel rispetto della tradizione. 
                                                         
                                                        Aveva imparato a scuola 
                                                        che si può vinificare 
                                                        in bianco, che esiste 
                                                        la macerazione carbonica: 
                                                        egli doveva riuscire; 
                                                        dal suo vino personale 
                                                        e preciso, quello di suo 
                                                        padre, ad estrarre non 
                                                        soltanto un vino moderno, 
                                                        ché la modernità 
                                                        tutto appiattisce, ma 
                                                        un prodotto che esprimesse, 
                                                        perfettamente, un gusto 
                                                        che ancora si doveva formare. 
                                                        Litigò, emigrò 
                                                        in Canada, ritornò 
                                                        e ci riuscì: il 
                                                        suo vino, e la sua famiglia, 
                                                        padre austroungarico compreso, 
                                                        sono oggi cittadini del 
                                                        mondo, apprezzati, valorizzati. 
                                                       
                                                        IL 
                                                        VINO  
                                                        Vino pensato per la celebrazione 
                                                        della S. Messa da donare 
                                                        alle parrocchie di Farra 
                                                        e Dolegna del Collio ove 
                                                        sono ubicate le nostre 
                                                        vigne. Dalla coltivazione 
                                                        della vite alla vinificazione 
                                                        sono stati rispettati 
                                                        i principi naturali (per 
                                                        esempio fermentato senza 
                                                        solforosa in botti tradizionali). 
                                                         
                                                        Prodotto con uve Tocai, 
                                                        Malvasia Istriana e una 
                                                        piccola parte di Ribolla 
                                                        Gialla.  
                                                        Affinato quasi un anno 
                                                        in botti tradizionali 
                                                        di rovere di Slavonia 
                                                        da 600-750 lt. 
                                                        Il vino si presenta di 
                                                        color giallo oro antico, 
                                                        luminoso e splendente. 
                                                        Dal profumo intenso ed 
                                                        elegante che esprime complessità, 
                                                        inizialmente con note 
                                                        di frutta matura, secca 
                                                        e tostata, poi con sentori 
                                                        di miele, spezie dolci, 
                                                        cera ed incenso. In bocca 
                                                        è secco, caldo 
                                                        e persistente. Esprime 
                                                        al tempo stesso morbidezza 
                                                        ed equilibrio. Il lungo 
                                                        finale è caratterizzato 
                                                        da note fresche e sapide 
                                                        che sostengono ed amplificano 
                                                        la componente aromatica. 
                                                        L’intenzione nel produrre 
                                                        il “cosi’ sia” era quella 
                                                        di ottenere un vino semplice 
                                                        e schietto che rispecchiasse 
                                                        i metodi di lavorazione 
                                                        delle generazioni passate. 
                                                       
                                                        
                                                       
                                                        VERDICCHIO 
                                                        DEI CASTELLI DI JESI CLASSICO 
                                                        LE VAGLIE Doc 
                                                       
                                                        SANTA 
                                                        BARBARA 
                                                       
                                                        LA 
                                                        ZONA DI PRODUZIONE, IL 
                                                        VINO 
                                                       
                                                         
                                                        UN PO' DI STORIA.  
                                                        I Castelli di Jesi, patria 
                                                        del Verdicchio classico 
                                                        d.o.c., rappresentano 
                                                        uno tra i territori più 
                                                        belli dal punto di vista 
                                                        paesaggistico e più 
                                                        importanti dal punto di 
                                                        vista enologico delle 
                                                        Marche.  
                                                        Situati nell'entroterra 
                                                        di Ancona, a metà 
                                                        strada tra il mare Adriatico 
                                                        e gli Appennini, presentano 
                                                        un susseguirsi di borghi 
                                                        medievali e rinascimentali 
                                                        dall'aspetto ancora immutato, 
                                                        legati tra loro da dolci 
                                                        colline ricoperte dai 
                                                        vigneti di Verdicchio. 
                                                         
                                                        Non si tratta di castelli 
                                                        come normalmente si intende, 
                                                        cioè grandi abitazioni 
                                                        fortificate che appartenevano 
                                                        ad una sola famiglia, 
                                                        bensì di paesi 
                                                        castellati, cioè 
                                                        circondati e chiusi da 
                                                        alte mura, all'interno 
                                                        delle quali si rifugiavano 
                                                        gli abitanti ed i contadini 
                                                        delle campagne circostanti 
                                                        durante le incursioni 
                                                        dei pirati. 
                                                        I Castelli di Jesi sono 
                                                        14 si pongono a ferro 
                                                        di cavallo sulle colline 
                                                        attorno alla vallata di 
                                                        Jesi. Per la maggior parte 
                                                        hanno conservato immutato 
                                                        l'aspetto tipico medioevale, 
                                                        con il caratteristico 
                                                        snodarsi di vicoli e viuzze 
                                                        all'interno delle mura. 
                                                        Anche le mura sono quasi 
                                                        tutte perfettamente conservate 
                                                        e tutelate dalla Sovraintendenza 
                                                        di Ancona. 
                                                        Il Verdicchio dei Castelli 
                                                        di Jesi e' il vino Doc 
                                                        piu' famoso e storicamente 
                                                        conosciuto delle Marche. 
                                                        I filari di Verdicchio, 
                                                        antichissimo vitigno originario 
                                                        di queste terre emigrato 
                                                        successivamente in Friuli, 
                                                        Veneto, Toscana e Campania, 
                                                        si distendono sulle colline 
                                                        che fiancheggiano il fiume 
                                                        Esino dove vanno ricercate 
                                                        le origini della coltura 
                                                        della vite nelle Marche. 
                                                        Al centro di questa storica 
                                                        zona viticola, chiamata 
                                                        dei Castelli di Jesi, 
                                                        sorge la citta' che da' 
                                                        il nome al vino, l'antica 
                                                        Aesis, colonia romana 
                                                        di probabile origine umbra. 
                                                        La storia di Jesi si intreccia 
                                                        con quella dei suoi Castelli, 
                                                        di cui ormai rimangono 
                                                        soltanto i ruderi che 
                                                        hanno dato il nome alle 
                                                        localita' di Castelbellino, 
                                                        Castelplanio, Maiolati, 
                                                        Monte Roberto e Cupramontana, 
                                                        citta' nata attorno ad 
                                                        un tempio eretto in onore 
                                                        della dea Cupra, fatto 
                                                        restaurare dall'imperatore 
                                                        romano Adriano nel 217 
                                                        d.C., dove si tenevano 
                                                        riti propiziatori con 
                                                        sacre bevute di un vino, 
                                                        probabile antenato del 
                                                        Verdicchio, in onore, 
                                                        appunto, di Cupra, dea 
                                                        della ricchezza e dell'opulenza. 
                                                        Dagli antichi romani la 
                                                        fama del Verdicchio arrivo' 
                                                        fino ai "barbari" 
                                                        (nome con cui si indicano 
                                                        le popolazioni provenienti 
                                                        dai paesi d'oltralpe che 
                                                        invasero e posero fine 
                                                        all'Impero Romano) tanto 
                                                        che Alarico, Re dei Visigoti, 
                                                        quando nel 410 d.C. attraverso' 
                                                        le Marche per raggiungere 
                                                        e stringere d'assedio 
                                                        Roma, si racconta che 
                                                        carico' 40 muli con barili 
                                                        di Verdicchio, non si 
                                                        sa se di questo o del 
                                                        confinante Verdicchio 
                                                        di Matelica, ritenendo 
                                                        nessuna altra cosa al 
                                                        mondo migliore di questo 
                                                        vino per mantenere la 
                                                        salute e stimolare la 
                                                        forza dei suoi soldati. 
                                                        Le citazioni poetiche 
                                                        che il Verdicchio si e' 
                                                        guadagnato nel corso della 
                                                        sua storia secolare sono 
                                                        moltissime: tra le tante 
                                                        vale la pena di ricordare 
                                                        quella di Pietro Aretino, 
                                                        noto poeta toscano del 
                                                        '500, che nonostante la 
                                                        fama di denigratore di 
                                                        tutto e tutti per il Verdicchio 
                                                        spese parole soavi per 
                                                        esaltarne le virtu' dietetiche 
                                                        e gustative. 
                                                        Il Verdicchio dei Castelli 
                                                        di Jesi puo' fregiarsi 
                                                        della qualifica geografica 
                                                        di "Classico" 
                                                        se viene prodotto nella 
                                                        zona piu' antica e tradizionale 
                                                        dell'area definita dalla 
                                                        Doc. 
                                                       
                                                        SANTA 
                                                        BARBARA 
                                                        Rilevando, nel 1986, l’azienda 
                                                        Santa Barbara, nella quale 
                                                        suo padre e uno zio avevano 
                                                        delle quote, Stefano Antonucci 
                                                        decise di dedicarsi a 
                                                        tempo pieno all’attività 
                                                        per la quale stava sviluppando 
                                                        un’autentica passione. 
                                                        Attività che si 
                                                        caratterizzò subito 
                                                        per la moderna differenziazione 
                                                        delle proposte, a partire 
                                                        naturalmente dal Verdicchio 
                                                        dei Castelli di Jesi: 
                                                        al Verdicchio-base e alla 
                                                        selezione Pignocco seguirono 
                                                        Le Vaglie e la Riserva 
                                                        Stefano Antonucci. Alter 
                                                        ego di Antonucci è 
                                                        Silvio Brocani, uomo del 
                                                        vino storico nelle Marche, 
                                                        in Santa Barbara dal ’93 
                                                        come responsabile commerciale 
                                                        ma anche, seppure spontaneamente 
                                                        e non formalmente, amichevole 
                                                        consulente; entrambi puntano 
                                                        a esaltare una spiccata 
                                                        territorialità, 
                                                        oltre che una riconoscibilità 
                                                        aziendale, nei vini. Vini 
                                                        che, fin dall’inizio, 
                                                        si sono segnalati anche 
                                                        per la correttezza del 
                                                        rapporto tra qualità 
                                                        dei prodotti e costi per 
                                                        il consumatore, mantenendo 
                                                        un ragionevole scarto 
                                                        tra le differenti tipologie. 
                                                         
                                                        Il Verdicchio dei Castelli 
                                                        di Jesi, anche ora che 
                                                        la gamma aziendale comprende 
                                                        varie altre tipologie 
                                                        di vino, resta comunque 
                                                        la principale. 
                                                       
                                                        IL 
                                                        VINO 
                                                        Il Verdicchio dei Castelli 
                                                        di Jesi DOC Classico "Le 
                                                        Vaglie" è 
                                                        stato scelto da Burton 
                                                        Anderson tra i migliori 
                                                        101 vini italiani. 
                                                        Vigneti in contrada le 
                                                        Vaglie. Uve verdicchio. 
                                                        Maturazione presso il 
                                                        produttore: circa 8 mesi. 
                                                        Durata presso il consumatore: 
                                                        presumibilmente 4 anni 
                                                        almeno, grazie al suo 
                                                        ottimo rapporto acido-alcol 
                                                        e struttura. 
                                                        Di colore giallo verdolino 
                                                        brillante con sfumature 
                                                        leggermente dorate. 
                                                        Al naso profumi ricchi 
                                                        e complessi, prima leggermente 
                                                        vegetali poi sentori delicatamente 
                                                        speziati e di frutta matura. 
                                                        Al palato rotondo, grasso, 
                                                        equilibrato e caldo, di 
                                                        grande morbidezza e persistenza. 
                                                        Abbinamenti gastronomici: 
                                                        ostriche, crostacei, piatti 
                                                        di pesce salsati. 
                                                       
                                                        TREBBIANO 
                                                        D’ABRUZZO Doc 
                                                       
                                                        VALENTINI 
                                                       
                                                        LA 
                                                        ZONA DI PRODUZIONE, IL 
                                                        VINO 
                                                      UN 
                                                        PO' DI STORIA 
                                                       
                                                        La zona di produzione 
                                                        del Trebbiano d'Abruzzo 
                                                        e' vastissima, praticamente 
                                                        tutta la regione. Viene 
                                                        ricavato dal mosto fiore 
                                                        del vitigno omonimo ed 
                                                        ha color giallo paglierino 
                                                        chiaro o dorato.Il vitigno 
                                                        Trebbiano d'Abruzzo viene 
                                                        indicato anche con la 
                                                        denominazione di Bombino 
                                                        bianco. I suoi grappoli 
                                                        sono di media grandezza, 
                                                        di forma piramidale, alati 
                                                        e, secondo una visione 
                                                        alquanto fantastica, rassomigliano 
                                                        ad un bambino con le braccia 
                                                        distese: di qui il nome 
                                                        di "Bambi-no" 
                                                        e poi di "Bombino". 
                                                        Oltre al Trebbiano d'Abruzzo 
                                                        ed al Trebbiano toscano, 
                                                        anche se in minima parte, 
                                                        concorrono alla produzione 
                                                        di questo vino i vitigni 
                                                        Passerina e Cococciola, 
                                                        quest'ultimo di discreta 
                                                        vigoria, dalla produzione 
                                                        costante ed abbondante, 
                                                        ed originario dell'Abruzzo. 
                                                        Etimologicamente non e' 
                                                        facile designare l'origine 
                                                        del nome "Trebbiano". 
                                                        Plinio, nella sua "Storia 
                                                        Naturale", parla 
                                                        di un "Trebulanum" 
                                                        che pare fosse originario 
                                                        della Campania e, precisamente, 
                                                        della zona di Caserta.Di 
                                                        qui sarebbe stato importato 
                                                        in Abruzzo.L'Abruzzo, 
                                                        sin dai tempi antichi, 
                                                        e' stata una terra rinomata 
                                                        per le uve ed i vini. 
                                                        Il poeta latino Ovidio, 
                                                        originario di Sulmona, 
                                                        scrive nel secondo libro 
                                                        dei Giovani Amores: "Sono 
                                                        a Sulmona, terzo dipartimento 
                                                        della campagna Peligna, 
                                                        piccola terra ma salubre 
                                                        per le acque che la irrigano... 
                                                        Terra fertile di grano 
                                                        e molto piu' fertile di 
                                                        uve". Dicendo "uve" 
                                                        e non "uva" 
                                                        Ovidio alludeva certamente 
                                                        alle varie qualita' del 
                                                        prodotto che gia' da allora 
                                                        esistevano e che hanno 
                                                        reso famosa nel mondo 
                                                        la Valle Peligna.Il Trebbiano 
                                                        in particolare, che godeva 
                                                        di scarso interesse per 
                                                        i raffinati bevitori dell'Impero 
                                                        romano, aveva invece gran 
                                                        successo presso l'esercito, 
                                                        tanto da essere chiamato 
                                                        "il vino dei soldati". 
                                                      VALENTINI 
                                                      Le 
                                                        prime testimonianze documentali 
                                                        che comprovano l’attività 
                                                        agricola della famiglia 
                                                        Valentini risalgono al 
                                                        1650. Altrettanto certa 
                                                        è la presenza in 
                                                        zona di vigneti di Trebbiano 
                                                        d’Abruzzo, antica varietà 
                                                        autoctona, almeno dal 
                                                        1821. Camillo Valentini 
                                                        riceve per la qualità 
                                                        dei suoi vini un primo 
                                                        riconoscimento ufficiale 
                                                        già nel 1868. L’attuale 
                                                        proprietario Edoardo (che 
                                                        ama definirsi un artigiano 
                                                        del vino), suo discendente, 
                                                        comincia ad occuparsi 
                                                        dell’azienda nei primi 
                                                        anni ‘50.La campagna che 
                                                        si estende tutta intorno 
                                                        al borgo medioevale di 
                                                        Loreto Aprutino è 
                                                        tra le più belle 
                                                        d'Italia. Uliveti a perdita 
                                                        d'occhio, frutteti, vigne, 
                                                        un paesaggio che sembra 
                                                        uscire da una stampa del 
                                                        secolo scorso. Questo 
                                                        è il regno di Edoardo 
                                                        Valentini, principe dei 
                                                        viticoltori e uomo profondamente 
                                                        legato alla sua terra 
                                                        e ai ritmi della campagna. 
                                                        Con quella di quest'anno 
                                                        (1998), saranno quarantotto 
                                                        le vendemmie che avrà 
                                                        seguito direttamente ed 
                                                        è solo questo il 
                                                        segreto della sua profonda 
                                                        conoscenza delle vigne 
                                                        e delle tecniche di coltivazione, 
                                                        di raccolta e di vinificazione. 
                                                        Per quasi mezzo secolo, 
                                                        insomma, ha osservato 
                                                        attentamente l'andamento 
                                                        delle diverse annate e 
                                                        ha imparato a selezionare 
                                                        le uve di conseguenza. 
                                                        Attualmente imbottiglia 
                                                        solo il 10-15% della sua 
                                                        produzione. Il resto lo 
                                                        conferisce a una cantina 
                                                        sociale della zona della 
                                                        quale è socio. 
                                                        Ma i vini che portano 
                                                        il suo nome devono essere 
                                                        come li vuole lui, senza 
                                                        compromessi. Il Trebbiano 
                                                        d'Abruzzo è un 
                                                        bianco magistrale, "alla 
                                                        Valentini", persino 
                                                        più nitido nei 
                                                        profumi e più elegante 
                                                        del solito. Un bianco 
                                                        da uve così bistrattate, 
                                                        fa veramente pensare. 
                                                        Per farlo così 
                                                        ci sono voluti cinquant'anni 
                                                        di vendemmie. Una vita. 
                                                       
                                                      IL 
                                                        VINO  
                                                      Colore 
                                                        paglierino intenso con 
                                                        evidente nota verde e 
                                                        una incerta limpidezza. 
                                                        Naso caratteriale, all'inizio, 
                                                        come sempre, più 
                                                        difficile e rustico con 
                                                        un tono quasi carnoso; 
                                                        col passare dei minuti 
                                                        il vino si apre rivelando 
                                                        note di erbe, di sambuco, 
                                                        di nocciola cruda, di 
                                                        terra fresca in un compendio 
                                                        ampio, omogeneo e dal 
                                                        grande potenziale di complessità. 
                                                        In bocca la presenza del 
                                                        corpo non è pressante 
                                                        ma piuttosto ha un valore 
                                                        spirituale e per questo 
                                                        unico ed eccezionale: 
                                                        la persistenza, la grande 
                                                        corrispondenza con gli 
                                                        aromi donano la stessa 
                                                        unità di sensazione 
                                                        del naso; il finale è 
                                                        in crescendo. La personalità, 
                                                        la sintonia con il territorio, 
                                                        lo rendono difficile da 
                                                        imitare, anzi diventa 
                                                        unico. 
                                                      
                                                      
                                                      Tasca 
                                                        D'Almerita 
                                                        L'Azienda Agricola Tasca 
                                                        D'Almerita fu fondata 
                                                        nel 1830 nel feudo di 
                                                        Regaleali. La tenuta comprende 
                                                        circa 500 ettari di cui 
                                                        350 coltivati a vite. 
                                                        E' ubicata nel cuore dell'isola 
                                                        di Sicilia, al confine 
                                                        tra le provincie di Palermo 
                                                        e Caltanissetta. L'altitudine 
                                                        va dai 400 metri a 750 
                                                        metri al di sopra del 
                                                        livello del mare e conferisce 
                                                        alla tenuta un microclima 
                                                        dalle caratteristiche 
                                                        uniche. Questo permette 
                                                        una raccolta tardiva, 
                                                        se paragonata al resto 
                                                        dell'area produttiva siciliana, 
                                                        e dona al vino un carattere 
                                                        particolare e distintivo, 
                                                        grazie anche ad un'attenta 
                                                        selezione delle viti. 
                                                         
                                                        Sicilia, 
                                                        isola di Bacco.Da 
                                                        alcuni anni istituzioni 
                                                        e viticoltori siciliani 
                                                        sono impegnati nella realizzazione 
                                                        di un ambizioso progetto: 
                                                        fare della Sicilia una 
                                                        delle regioni d'Italia 
                                                        con maggiori attrattive 
                                                        enoturistiche. Si tratta 
                                                        di una sfida affascinante 
                                                        accolta con grande entusiasmo, 
                                                        e che ha fatto sì 
                                                        che antichi pregiudizi 
                                                        lasciassero il posto ad 
                                                        un effettivo rilancio 
                                                        del ruolo della regione 
                                                        quale isola protagonista 
                                                        nell'area mediterranea.Sono 
                                                        sempre più numerosi, 
                                                        infatti, i turisti interessati 
                                                        a scoprire il suo patrimonio 
                                                        enogastronomico. A questi 
                                                        visitatori l'isola offre 
                                                        oggi emozioni assolutamente 
                                                        indimenticabili: percorsi 
                                                        fra storia e cultura, 
                                                        fra Bacco e Cerere, ricchi 
                                                        di degustazioni e scoperteItinerari 
                                                        e proposte volte a soddisfare 
                                                        le loro più importanti 
                                                        curiosità e che 
                                                        li portano a conoscere 
                                                        la fertile terra siciliana 
                                                        con i suoi vigneti, con 
                                                        i suoi frutti, gli uliveti, 
                                                        le coltivazioni, i monumenti, 
                                                        il mare, sempre illuminata 
                                                        dal sole, perennemente 
                                                        colorata di luce. Guidati 
                                                        unicamente dai propri 
                                                        gusti, questi turisti 
                                                        scelgono di volta in volta 
                                                        di intraprendere dei percorsi 
                                                        sempre nuovi e interessanti. 
                                                        C'è chi sceglie 
                                                        di entrare nel regno dell'Inzolia, 
                                                        del Catarratto, dello 
                                                        Chardonnay e di degustare 
                                                        i migliori vini bianchi 
                                                        a cui queste uve danno 
                                                        vita. Chi preferisce i 
                                                        rossi, invece, va sempre 
                                                        più alla ricerca 
                                                        di quelli che attualmente 
                                                        sono considerati i protagonisti 
                                                        assoluti, ovvero il Nero 
                                                        d'Avola e il Frappato, 
                                                        dall'Etna a Vittoria, 
                                                        da Siracusa a Messina, 
                                                        da Marsala a Palermo. 
                                                        I veri appassionati poi 
                                                        non mancano di seguire 
                                                        un itinerario particolare 
                                                        che li porta lungo i sentieri 
                                                        dei vini liquorosi più 
                                                        famosi: dallo Zibibbo 
                                                        (o Passito) di Pantelleria, 
                                                        al Marsala, alle Malvasie 
                                                        delle Lipari. Insomma, 
                                                        l'isola è a portata 
                                                        di palato e di naso perché 
                                                        i profumi e i sapori dei 
                                                        suoi vini sono davvero 
                                                        esperienze indimenticabili. 
                                                      Il 
                                                        vino tra storia e leggenda 
                                                      Il 
                                                        vino siciliano, nettare 
                                                        che eccita il gusto, l'olfatto, 
                                                        la vista, nasce in un 
                                                        territorio da sempre vocato 
                                                        alla viticoltura attorniato 
                                                        da un paesaggio caldo, 
                                                        mediterraneo, ricco di 
                                                        storia.La storia dei vini 
                                                        dell'isola si intreccia, 
                                                        proprio ai primordi dell'enologia, 
                                                        con i miti ellenici, storicamente 
                                                        provato che i primi coloni 
                                                        greci giunti a Naxos, 
                                                        una splendida baia nei 
                                                        pressi di Taormina, si 
                                                        dedicarono "professionalmenteì" 
                                                        alla coltura della vite, 
                                                        forti delle esperienze 
                                                        acquisite nella madre 
                                                        patria. Infatti, la Naxos 
                                                        delle isole Cicladi era 
                                                        diventata specialmente 
                                                        nota per i suoi vini pregiati 
                                                        e per il culto a Dioniso, 
                                                        culto che viene fervidamente 
                                                        continuato anche nella 
                                                        nuova colonia siciliana. 
                                                        Nelle monete di Tauromenium 
                                                        (l'odierna Taormina) è 
                                                        raffigurata la testa del 
                                                        dio del vino. La leggenda 
                                                        vuole che Dioniso in persona 
                                                        si sia spinto nella valle 
                                                        del fiume Alcantara, noto 
                                                        per le sue rocciose e 
                                                        profonde gole.Spetta ai 
                                                        Fenici, audaci navigatori 
                                                        e mercanti di razza, portare 
                                                        in tutte le coste raggiungibili 
                                                        dalle loro agili navi 
                                                        i vini siciliani facendone 
                                                        uno dei prodotti più 
                                                        importanti degli scambi 
                                                        commerciali di quell'epoca. 
                                                        Sulla scia di un folklore 
                                                        che già allora 
                                                        si faceva notare, i vini 
                                                        siciliani giunsero sulla 
                                                        tavola dei condottieri 
                                                        e dei poeti della Roma 
                                                        repubblicana ed imperiale, 
                                                        circondati dal fascino 
                                                        dei miti isolani. é 
                                                        nota la predilezione di 
                                                        Giulio Cesare per il Mamertino, 
                                                        prodotto in alcuni comuni 
                                                        della zona tirrenica del 
                                                        messinese, mentre Plinio 
                                                        il Vecchio, noto per la 
                                                        sua competenza in materia, 
                                                        prediligeva il Taormina 
                                                        bianco, prodotto con le 
                                                        antiche uve Catarratto 
                                                        bianco, Carricante, Grillo, 
                                                        Inzolia e Minella bianca.I 
                                                        grandi movimenti delle 
                                                        flotte inglesi, durante 
                                                        il periodo napoleonico, 
                                                        favorirono il sorgere 
                                                        della grande industria 
                                                        enologica sicula, incentrata 
                                                        intorno al Marsala.Per 
                                                        questa via i vini siciliani 
                                                        sono entrati nelle tradizioni 
                                                        popolari diventando espressione 
                                                        dell'animo e della cultura 
                                                        delle popolazioni che 
                                                        li producevano. 
                                                      La 
                                                        storia recente 
                                                      Tornando 
                                                        all'oggi, la realtà 
                                                        enologica siciliana ha 
                                                        raggiunto in questi ultimi 
                                                        anni la vetta di qualità 
                                                        più alta ed estesa 
                                                        mai raggiunta prima nella 
                                                        sua pur lunga storia. 
                                                        I valori di unicità 
                                                        dovuti alle particolari 
                                                        caratteristiche pedoclimatiche 
                                                        del territorio (il clima 
                                                        della terra in cui il 
                                                        vino viene confezionato 
                                                        e le uve da cui nasce 
                                                        che maturano sotto i raggi 
                                                        cocenti del sole, gli 
                                                        conferiscono un sapore 
                                                        e caratteristiche peculiari 
                                                        inimitabili), l'incontro 
                                                        fra le moderne tecniche 
                                                        enologiche ed antichi 
                                                        e nuovi vitigni, insieme 
                                                        alla tenacia e alla fantasia 
                                                        delle aziende, hanno permesso 
                                                        di ottenere in questi 
                                                        anni risultati tali da 
                                                        attirare l'attenzione 
                                                        di molti imprenditori 
                                                        italiani ed esteri. La 
                                                        Sicilia è oggi 
                                                        uno dei più grandi 
                                                        empori vinicoli del Mediterraneo, 
                                                        con disponibilità 
                                                        di una vasta gamma di 
                                                        vini, adatti a qualsiasi 
                                                        circostanza a tavola e 
                                                        per tutti i gusti. Non 
                                                        più solo vini di 
                                                        elevata alcolicità, 
                                                        come un tempo, ma bianchi, 
                                                        rossi e rosati come quelli 
                                                        prodotti sulle pendici 
                                                        dell'Etna, limpidi gradevoli 
                                                        e leggeri. Non mancano 
                                                        bianchi più sostenuti, 
                                                        ma pur sempre vini da 
                                                        pasto, anche eleganti, 
                                                        prodotti nel palermitano 
                                                        e nel trapanese; rossi 
                                                        vivaci nel siracusano 
                                                        e nel ragusano; vini molto 
                                                        colorati e corposi provenienti 
                                                        da Milazzo. Vasta è 
                                                        la disponibilità 
                                                        nel campo dei vini amabili 
                                                        o dolci, quali il famoso 
                                                        Moscato di Siracusa, quello 
                                                        di Noto, i passiti dolci 
                                                        naturali o liquorosi delle 
                                                        isole di Lipari e di Pantelleria 
                                                        e il più celebre 
                                                        fra i vini da dessert 
                                                        del mondo, ovvero il Marsala, 
                                                        perfezionato e valorizzato 
                                                        da intraprendenti mercanti 
                                                        britannici agli inizi 
                                                        dell'Ottocento, ma i cui 
                                                        metodi di ìconciaì 
                                                        risalgono a tradizioni 
                                                        antichissime della Magna 
                                                        Grecia. Concludono il 
                                                        lungo e variegato panorama 
                                                        di bottiglie la produzione 
                                                        di spumanti, distillati 
                                                        come la grappa, rosoli 
                                                        (al mandarino, all'arancio, 
                                                        alla rosa, all'alloro, 
                                                        al fico d'India, al pistacchio) 
                                                        che racchiudono tutti 
                                                        i profumi della Sicilia, 
                                                        e i tanti liquori prodotti 
                                                        con gli agrumi e la frutta 
                                                        dell'isola come il limoncello, 
                                                        il fragolino, il mandarinetto, 
                                                        l'arancello e, ancora, 
                                                        gli amari a base di erbe. 
                                                      La 
                                                        viticoltura in numeri 
                                                      Attualmente 
                                                        la forza della Sicilia 
                                                        vitivinicola si esprime 
                                                        con circa 138.019 ettari 
                                                        di vigneto (di cui 73% 
                                                        uve bianche e 27% uve 
                                                        rosse), localizzati per 
                                                        il 65% in collina, per 
                                                        il 30% in pianura e per 
                                                        il 5% in montagna. Nella 
                                                        regione la superficie 
                                                        media per azienda è 
                                                        di 1,3 ettari; trentamila 
                                                        sono gli addetti del settore 
                                                        a tempo pieno; centotrenta 
                                                        sono le aziende imbottigliatrici, 
                                                        di cui trenta cantine 
                                                        sociali. La percentuale 
                                                        di produzione delle cantine 
                                                        sociali si attesta intorno 
                                                        all'80%. Il valore del 
                                                        vino per il 2000 si è 
                                                        stimato in circa mille 
                                                        miliardi di lire e lo 
                                                        stesso contribuisce per 
                                                        circa il 15% alla produzione 
                                                        lorda vendibile siciliana. 
                                                        Le stime riferiscono che 
                                                        nel 2000 sono stati prodotti 
                                                        in regione 5.696.000 ettolitri 
                                                        di vino, di cui: 4.158.000 
                                                        (circa il 75%) bianchi 
                                                        e 1.538.000 rossi e rosati. 
                                                        La produzione di vini 
                                                        Doc è stata stimata 
                                                        intorno ai 200.000 ettolitri, 
                                                        di cui: 140.000 bianchi 
                                                        e 60.000 rossi. Quanto 
                                                        alle produzioni di vini 
                                                        Igt questa è stata 
                                                        pari a 1.500.000 ettolitri. 
                                                        In totale sono stati imbottigliati 
                                                        900.000 ettolitri di vino, 
                                                        pari a 112.500.000 bottiglie 
                                                        da 0,75. Infine sono stati 
                                                        esportati 2.119.643 ettolitri 
                                                        di vino (i dati sono tratti 
                                                        dal volume ìFiliera 
                                                        del vino e delle uve da 
                                                        tavolaì realizzato 
                                                        dalla Ismea per conto 
                                                        dell'IRVV). Come si può 
                                                        osservare oggi la realtà 
                                                        del vino made in Sicily 
                                                        è sicuramente positiva, 
                                                        ma nel corso dell'ultimo 
                                                        secolo non sono mancati 
                                                        i momenti difficili per 
                                                        i viticoltori; basti solo 
                                                        ricordare che fino agli 
                                                        anni '60, la viticoltura 
                                                        nell'isola era caratterizzata 
                                                        da una produzione complementare 
                                                        (da ìtaglioì) 
                                                        ad elevata gradazione 
                                                        e bassa acidità. 
                                                        Dagli anni '60 in poi, 
                                                        si è passati progressivamente 
                                                        ad una produzione di vini 
                                                        da tavola a minore gradazione 
                                                        alcolica e a bassa acidità 
                                                        totale, realizzata attraverso 
                                                        l'introduzione dell'irrigazione 
                                                        di soccorso, la diffusione 
                                                        di sistemi di allevamento 
                                                        a maggiore espansione, 
                                                        l'anticipazione della 
                                                        raccolta e, a livello 
                                                        di trasformazione, con 
                                                        la diffusione del controllo 
                                                        termico della fermentazione. 
                                                        Negli anni '90, poi, la 
                                                        Sicilia ha operato una 
                                                        trasformazione della sua 
                                                        enologia produttiva per 
                                                        mezzo di modifiche sostanziali 
                                                        alle tecniche colturali 
                                                        dell'uva e dei suoi processi 
                                                        di vinificazione dei mosti, 
                                                        nonché di immagine 
                                                        e di commercializzazione. 
                                                        Gli effetti di questo 
                                                        processo sono realmente 
                                                        eclatanti in termini di 
                                                        qualità del prodotto 
                                                        e ciò è 
                                                        testimoniato dall'enorme 
                                                        apprezzamento dei vini 
                                                        siciliani su tutti i mercati 
                                                        nazionali ed esteri e 
                                                        dallo sforzo continuo 
                                                        per il miglioramento dei 
                                                        disciplinari di produzione 
                                                        dei vini a denominazione 
                                                        d'origine, in tutto diciotto 
                                                        (Alcamo, Cerasuolo di 
                                                        Vittoria, Contea di Sclafani, 
                                                        Contessa Entellina, Delia 
                                                        Novelli, Eloro, Etna, 
                                                        Faro, Malvasia delle Lipari, 
                                                        Marsala, Menfi, Monreale, 
                                                        Moscato di Noto, Moscato 
                                                        e Passito di Pantelleria, 
                                                        Moscato di Siracusa, Sambuca 
                                                        di Sicilia, Santa Margherita 
                                                        di Belice e Sciacca) attualmente 
                                                        riconosciuti nell'isola. 
                                                      L'ampelografia: 
                                                        difesa scientifica e occhio 
                                                        al futuro 
                                                      Una 
                                                        delle caratteristiche 
                                                        della viticoltura siciliana 
                                                        è quella di poggiare 
                                                        su varietà di uve 
                                                        locali coltivate da secoli 
                                                        e adattate al clima e 
                                                        ai terreni della regione; 
                                                        solo da pochi anni infatti 
                                                        è iniziata la coltivazione 
                                                        di vitigni provenienti 
                                                        da altre zone. Bisogna 
                                                        comunque precisare che 
                                                        disporre di un patrimonio 
                                                        ampelografico di prim'ordine 
                                                        è importante, ma 
                                                        non meno lo è saperne 
                                                        conservare i valori e 
                                                        tramandarli alle nuove 
                                                        generazioni di vignaioli. 
                                                        A questo scopo sono determinanti 
                                                        la ricerca e la sperimentazione, 
                                                        per un effettivo miglioramento 
                                                        della qualità sia 
                                                        dei vitigni autoctoni 
                                                        sia di quelli innovativi. 
                                                        L'attività messa 
                                                        in campo sul territorio 
                                                        dall'Istituto Regionale 
                                                        della Vite e del Vino, 
                                                        l'ente di diritto pubblico 
                                                        della Regione Siciliana, 
                                                        istituito con apposita 
                                                        legge regionale n.64 del 
                                                        18/07/1950, che ha tra 
                                                        i propri compiti la tutela, 
                                                        l'evoluzione e la promozione 
                                                        della produzione vitivinicola 
                                                        della Sicilia, in tal 
                                                        senso si è rivelata 
                                                        di grande supporto.L'Istituto, 
                                                        intensificando la propria 
                                                        attività nei campi 
                                                        di orientamento varietale 
                                                        e le prove di microvinificazione 
                                                        sulle uve autoctone ed 
                                                        alloctone prodotte negli 
                                                        stessi, ha permesso di 
                                                        valorizzare la vocazionalità 
                                                        vitivinicola della regione. 
                                                        è significativo 
                                                        ricordare che oggi in 
                                                        Sicilia la coltivazione 
                                                        di varietà internazionali 
                                                        come il Cabernet Sauvignon, 
                                                        il Merlot, lo Chardonnay, 
                                                        il Syrah, il Sauvignon, 
                                                        che stanno caratterizzando 
                                                        la moderna immagine dell'enologia 
                                                        regionale, è stata 
                                                        autorizzata con specifici 
                                                        regolamenti comunitari, 
                                                        derivati proprio dalla 
                                                        sperimentazione viti-enologica 
                                                        condotta con il diretto 
                                                        apporto delle strutture 
                                                        dell'IRVV. Nel contempo 
                                                        la valorizzazione di varietà 
                                                        tradizionali come il Nero 
                                                        d'Avola, il Frappato e 
                                                        l'Inzolia, la scelta di 
                                                        nuove varietà, 
                                                        di modelli viticoli già 
                                                        individuati nei campi 
                                                        sperimentali dell'IRVV 
                                                        dislocati nelle aree viticole 
                                                        più importanti 
                                                        della Sicilia, e dei protocolli 
                                                        enologici successivamente 
                                                        elaborati presso la cantina 
                                                        di microvinificazione, 
                                                        sono stati puntidi riferimento 
                                                        per numerose aziende vitivinicole 
                                                        regionali, che stanno 
                                                        ottenendo oggi riconoscimenti 
                                                        nei mercatiinternazionali. 
                                                      La 
                                                        scelta dei vitigni 
                                                      In 
                                                        modo silente, quasi impercettibile, 
                                                        è in atto, un po' 
                                                        ovunque nell'isola, la 
                                                        riscossa dei vitigni made 
                                                        in Sicily, quelli definiti 
                                                        dai tecnici "autoctoni". 
                                                        Sono le 'minoranze', simili 
                                                        ai prodotti gastronomici 
                                                        in estinzione, eppure 
                                                        sono proprio queste varietà 
                                                        (che stanno riscontrando 
                                                        un apprezzamento notevole 
                                                        a seguito della crescita 
                                                        qualitativa dei produttori) 
                                                        che rappresentano una 
                                                        testimonianza della vivacità 
                                                        della coltura vitivinicola 
                                                        regionale, quelle su cui 
                                                        si gioca la sfida per 
                                                        il futuro. I produttori, 
                                                        infatti, li considerano 
                                                        una potenziale fonte alla 
                                                        quale attingere per la 
                                                        creazione di vini sempre 
                                                        nuovi. L'importanza assunta 
                                                        dal 'terroir' per i viticoltori 
                                                        si evidenzia nella scelta 
                                                        sempre più frequente 
                                                        da parte di questi di 
                                                        produrre vini a Indicazione 
                                                        Geografica Tipica.Tra 
                                                        i vitigni saliti in vetta 
                                                        ai livelli di qualità 
                                                        figurano, fra quelli a 
                                                        bacca bianca, l'Ansonica 
                                                        o Inzolia, il Grillo, 
                                                        il Grecanico, il Moscato 
                                                        Bianco, il Damaschino.L'Ansonica 
                                                        si adatta bene ai diversi 
                                                        ambienti caldo-aridi del 
                                                        Sud e dà un vino 
                                                        dorato, caldo, profumato, 
                                                        perfettamente confacente 
                                                        alla produzione del Marsala. 
                                                        Viene spesso usato in 
                                                        mescolanza con altre uve 
                                                        a cui aggiunge finezza, 
                                                        forza e profumo. é 
                                                        il caso, per esempio, 
                                                        del Bianco d'Alcamo Doc 
                                                        (la cui composizione ampelografica 
                                                        comprende anche questo 
                                                        vitigno), che possiede 
                                                        un colore giallo paglierino 
                                                        brillante con riflessi 
                                                        verdognoli, un bouquet 
                                                        fragrante che integra 
                                                        frutta tropicale, selce, 
                                                        una leggera nota affumicata 
                                                        e di salvia, un sapore 
                                                        secco, sapido, deciso, 
                                                        con una lieve vena di 
                                                        mandorle amare ed una 
                                                        dolce speziatura. Il Grecanico, 
                                                        invece, appartiene al 
                                                        gruppo dei vitigni provenienti 
                                                        dalla Grecia e solo successivamente 
                                                        si è diffuso in 
                                                        Sicilia. Esso dà 
                                                        vita ad un vino di colore 
                                                        giallo carico, snello, 
                                                        di corpo, giustamente 
                                                        alcolico, fresco, provvisto 
                                                        di buon profumo; interviene 
                                                        nella produzione di numerose 
                                                        Doc siciliane come Contessa 
                                                        Entellina, Delia Novelli, 
                                                        Menfi, Contea di Sclafani 
                                                        e altre ancora.I vini 
                                                        prodotti con questi vitigni 
                                                        a bacca bianca, in genere, 
                                                        si sposano bene con antipasti 
                                                        anche saporiti come il 
                                                        tonno sott'olio o le tinche 
                                                        in carpione, o con primi 
                                                        di verdure a base di patate 
                                                        e zucca o di pesce come 
                                                        spaghetti alla catanese, 
                                                        pasta col sugo di seppie, 
                                                        maccheroni con le sarde 
                                                        o con le acciughe e pasta 
                                                        con i broccoli. Si ottiene 
                                                        un ottimo abbinamento 
                                                        anche accostandoli a secondi 
                                                        quali sarde a beccafico 
                                                        alla catanese, cuscus 
                                                        alla trapanese, pesce 
                                                        spada ai ferri, tonno 
                                                        al forno, totani ripieni 
                                                        e zuppe miste di pesce.Quanto 
                                                        ai vitigni a bacca rossa, 
                                                        sono soprattutto il Nero 
                                                        d'Avola e il Frappato 
                                                        i vitigni autoctoni che 
                                                        meglio esprimono la secolare 
                                                        tradizione.Il Nero d'Avola 
                                                        o Calabrese, infatti, 
                                                        è la base e la 
                                                        struttura della qualità 
                                                        dei grandi vini rossi 
                                                        di Sicilia DOC o IGT, 
                                                        il cui patrimonio, arte 
                                                        e segreti, sono conservati 
                                                        nella cultura e nelle 
                                                        abitudini di vita degli 
                                                        abitanti del suo territorio.Il 
                                                        Nero d'Avola è 
                                                        il vitigno a buccia nera 
                                                        più importante 
                                                        per l'enologia siciliana. 
                                                        Originario del siracusano 
                                                        è alla base anche 
                                                        del vino Eloro Doc. Con 
                                                        una produzione non superiore 
                                                        ai 100 q.li/ha dà 
                                                        origine a vini di notevole 
                                                        struttura e colore da 
                                                        destinare anche all'invecchiamento. 
                                                        Il frappato, invece, è 
                                                        originario della zona 
                                                        di Vittoria. é 
                                                        diffuso soprattutto da 
                                                        Ragusa a Siracusa e con 
                                                        produzione ottimale non 
                                                        superiore ai 70 q.li/ha 
                                                        dà origine a vini 
                                                        ricchi di tannini nobili 
                                                        non molto coloriti ma 
                                                        con grande struttura e 
                                                        finezza. Dall'unione tra 
                                                        il Nero d'Avola e il Frappato 
                                                        ha origine il rinomato 
                                                        "Cerasuolo di Vittoria" 
                                                        Doc, il più famoso 
                                                        rosso della Sicilia, la 
                                                        cui zona di produzione 
                                                        comprende i territori 
                                                        dei Comuni di Ragusa, 
                                                        Vittoria, Comiso, Acate, 
                                                        Chiaramonte Gulfi, Santa 
                                                        Croce Camerina, Niscemi, 
                                                        Gela, Caltagirone, Licodia 
                                                        Eubea, Riesi, Butera, 
                                                        Mazzarino e Mazzarrone. 
                                                        In generale i vini come 
                                                        questo -prodotti con uve 
                                                        a bacca rossa (Nero d'Avola 
                                                        e Nerello Mascalese, Perricone, 
                                                        Frappato) - godono di 
                                                        una struttura che li rende 
                                                        ideali per accompagnare 
                                                        tutte le portate di un 
                                                        saporito pasto a base 
                                                        di carne.A seconda che 
                                                        li si beva ancora giovani 
                                                        o che vengano lasciati 
                                                        invecchiare, questi vini 
                                                        possono affiancare differenti 
                                                        preparazioni: possono 
                                                        essere felicemente accostati 
                                                        a primi come ravioli di 
                                                        carne, tagliatelle con 
                                                        salsiccia, o condite con 
                                                        ragù alla bolognese. 
                                                        A secondi come l'anatra 
                                                        brasata con olive verdi, 
                                                        le pernici alla siciliana, 
                                                        la beccaccia in casseruola.Nel 
                                                        caso vengano lasciati 
                                                        invecchiare, acquisiscono 
                                                        corposità e una 
                                                        struttura più ampia 
                                                        e decisa che li rende 
                                                        adatti soprattutto a robusti 
                                                        piatti di carne, senza 
                                                        contorni di patate o polenta 
                                                        che ne attenuino il sapore: 
                                                        si possono gustare con 
                                                        brasati, spezzatino di 
                                                        cinghiale, salmi di cervo 
                                                        o di lepre, stinco stracotto. 
                                                        Ottimi, a fine pasto, 
                                                        con formaggi stagionati 
                                                        come i pecorini siciliani. 
                                                      Il 
                                                        successo dei vini rossi 
                                                        di Sicilia 
                                                      La 
                                                        riscoperta dei vitigni 
                                                        autoctoni siciliani a 
                                                        bacca rossa è stata 
                                                        l'artefice, negli ultimi 
                                                        anni, del successo riscosso 
                                                        dai vini rossi siciliani 
                                                        sui grandi mercati e nei 
                                                        concorsi enologici nazionali 
                                                        ed internazionali. Questi 
                                                        attualmente vengono prodotti 
                                                        nella misura del 25% ed 
                                                        hanno un pubblico di estimatori 
                                                        raffinati, sparsi in Italia 
                                                        ed Europa. La loro preziosità 
                                                        è dovuta alla virtù 
                                                        dei vitigni, alla magia 
                                                        del clima, alla diligente 
                                                        coltura a opera di appassionati 
                                                        amatori.Non solo in Sicilia, 
                                                        ma anche nel resto d'Italia, 
                                                        la tendenza del mercato 
                                                        è quella di orientarsi 
                                                        verso la produzione e 
                                                        il consumo di vino rossi 
                                                        come confermano le recenti 
                                                        elaborazioni ISMEA su 
                                                        dati Istat a proposito 
                                                        della ripartizione degli 
                                                        acquisti per colore. Questa 
                                                        tendenza in parte è 
                                                        stata influenzata da alcune 
                                                        ricerche mediche degli 
                                                        Stati Uniti che hanno 
                                                        confermato la presenza 
                                                        nel vino di molte molecole 
                                                        che hanno reali effetti 
                                                        benefici sull'organismo 
                                                        umano, i polifenoli. In 
                                                        alcune varietà 
                                                        tipicamente siciliane, 
                                                        come il Nero d'Avola e 
                                                        il Frappato si sono evidenziati 
                                                        contenuti altissimi di 
                                                        polifenoli con alta presenza 
                                                        di tutta la grande famiglia 
                                                        dei flavonoidi e delle 
                                                        varie qualità di 
                                                        resveratrolo. Ad esercitare 
                                                        notevole in-fluenza in 
                                                        tal senso sarebbero le 
                                                        caratteristiche del terreno, 
                                                        la durata media e l'intensità 
                                                        dell'insolazione (che 
                                                        in Sicilia è particolarmente 
                                                        ricca di raggi ultravioletti), 
                                                        i tempi di vendemmia, 
                                                        il clima e non ultimi 
                                                        anche i vitigni autoctoni.I 
                                                        vini rossi siciliani, 
                                                        comunque, sono classificabili 
                                                        per la maggior parte come 
                                                        vini di grande qualità. 
                                                        Ciascuno di essi, infatti, 
                                                        racchiude in sé 
                                                        le caratteristiche della 
                                                        zona da cui trae origine: 
                                                        i vini rossi dell'Etna, 
                                                        del trapanese, dell'agrigentino, 
                                                        quelli delle colline delle 
                                                        aree interne (da quelle 
                                                        della Valle del Belice 
                                                        a quelle delle altre zone 
                                                        dell'entroterra), ognuno 
                                                        di questi rossi di nuova 
                                                        o vecchia costituzione 
                                                        è portatore di 
                                                        una propria personalità, 
                                                        di un messaggio che parte 
                                                        dall'angolo della Sicilia 
                                                        dove ha preso origine 
                                                        per arrivare alle mense 
                                                        di tutto il mondo.Si tratta 
                                                        di vini eccezionali, già 
                                                        dopo il loro processo 
                                                        di vinificazione, perfettamente 
                                                        gradevoli e bevibili: 
                                                        per tanti di questi vini 
                                                        il passaggio in barrique, 
                                                        anche di pochi mesi, è 
                                                        un ulteriore elemento 
                                                        che contribuisce a renderli 
                                                        ancora più grandi, 
                                                        migliorandone le caratteristiche 
                                                        organolettiche e conferendo 
                                                        agli stessi un tocco di 
                                                        eleganza.I viticoltori 
                                                        siciliani, prendendo spunto 
                                                        dai loro cugini d'Oltralpe, 
                                                        indiscussi esperti su 
                                                        come ottenere il buon 
                                                        vino, ricorrono sempre 
                                                        più di frequente 
                                                        per la maturazione del 
                                                        vino all'uso di queste 
                                                        botti di legno, meglio 
                                                        se di rovere, dal momento 
                                                        che le stesse conferiscono 
                                                        ai vini note di legno 
                                                        morbide e speziate molto 
                                                        apprezzate dai consumatori 
                                                        più evoluti. 
                                                      I 
                                                        vini dell'Etna 
                                                      Attualmente 
                                                        quella dell'Etna è 
                                                        considerata, dagli esperti, 
                                                        una delle aree più 
                                                        interessanti da un punto 
                                                        di vista enologico, tanto 
                                                        da fare affermare ad un 
                                                        celebre enologo di fama 
                                                        internazionale come Giacomo 
                                                        Tachis: ìl'Etna 
                                                        per me non è soltanto 
                                                        un vulcano di fiamme e 
                                                        di eruzioni, ma è 
                                                        anche un vulcano di potenziali 
                                                        qualità del vino. 
                                                        Ha sia un microclima sia 
                                                        un microsuolo eccezionalmente 
                                                        variegati, una varietà 
                                                        unica di fattori pedoclimatici 
                                                        che permette di fare una 
                                                        somma di vini completaì.I 
                                                        vigneti situati sull'Etna 
                                                        sono territori unici per 
                                                        il paesaggio straordinario 
                                                        che offrono alla nostra 
                                                        vista e per la ricca mitologia 
                                                        e storia di cui sono testimoni. 
                                                        Sull'Etna, si produce 
                                                        davvero il ìvino 
                                                        del fuocoì.In quest'area 
                                                        la viticoltura si sviluppa, 
                                                        in pochi chilometri quadrati, 
                                                        a semicerchio sulle pendici 
                                                        del vulcano, dalle rive 
                                                        del Mediterraneo alle 
                                                        propaggini dell'alta montagna, 
                                                        e per le sue caratteristiche 
                                                        e il suo terroir particolarmente 
                                                        favorevoli, può 
                                                        esprimersi molto bene 
                                                        anche con vitigni che 
                                                        hanno avuto i loro massimi 
                                                        successi molto più 
                                                        a nord, come il Pinot 
                                                        Nero ed il MŸller Thurgau.Il 
                                                        vino del vulcano disciplinato 
                                                        attualmente è l'Etna 
                                                        Doc (quasi 9.000 ettolitri 
                                                        la produzione annua), 
                                                        prodotto nelle tipologie 
                                                        rosso, rosato, bianco, 
                                                        bianco superiore. L'Etna 
                                                        rosso, la versione più 
                                                        interessante, è 
                                                        un vino potente, scuro 
                                                        come le rocce laviche, 
                                                        concentrato, persistente 
                                                        e caldo al gusto come 
                                                        il magma del vulcano, 
                                                        ma morbido al contempo 
                                                        intensamente profumato 
                                                        di frutta rossa matura, 
                                                        cassis e more e reso complesso 
                                                        da una speziatura dolce-piccante. 
                                                        L'intrigante Etna è 
                                                        stato il primo vino dell'isola 
                                                        - Marsala a parte - a 
                                                        vedersi riconoscere la 
                                                        denominazione d'origine 
                                                        nel lontano 1968 ed è 
                                                        oggi la Doc sulla quale, 
                                                        assieme a quella del Cerasuolo 
                                                        di Vittoria, puntano i 
                                                        riflettori i tecnici dell'Istituto 
                                                        regionale della Vite e 
                                                        del Vino, e non solo loro, 
                                                        al fine di una rivisitazione 
                                                        ed una attenta disamina 
                                                        del magnifico terroir 
                                                        etneo. 
                                                      I 
                                                        vini Novelli 
                                                      La 
                                                        Sicilia enologica dimostra 
                                                        di sapersi adattare bene 
                                                        non solo ai gusti dei 
                                                        consumatori più 
                                                        raffinati ed evoluti, 
                                                        ma anche a quelli delle 
                                                        giovani generazioni che 
                                                        si apprestano ad affacciarsi 
                                                        alla conoscenza del vino. 
                                                        Lo ha dimostrato in questi 
                                                        anni producendo degli 
                                                        ottimi vini novelli. L'isola 
                                                        ha delle grandi potenzialità 
                                                        nella produzione di questi 
                                                        vini, detti di 'primo 
                                                        fervore' e questo grazie 
                                                        alle condizioni pedoclimatiche 
                                                        particolarmente favorevoli, 
                                                        alla produzione di novelli 
                                                        di pregevole livello qualitativo 
                                                        e dotati di una spiccata 
                                                        personalità mediterranea. 
                                                        Il clima caldo matura 
                                                        bene l'uva e l'acido malico 
                                                        che li rende aspri e acerbi 
                                                        fa presto a trasformarsi 
                                                        facendo diventare i novelli 
                                                        più buoni, profumati, 
                                                        delicati e un po' frizzanti, 
                                                        proprio come devono essere.Attualmente 
                                                        sono ventitre le aziende 
                                                        produttrici isolane per 
                                                        un quantitativo di oltre 
                                                        un milione di bottiglie 
                                                        solo per il 2000. Su questi 
                                                        vini c'è un forte 
                                                        interesse anche da parte 
                                                        dei tecnici dell'Irvv, 
                                                        che stanno portando avanti 
                                                        un'intensa attività 
                                                        di sperimentazione nella 
                                                        cantina sperimentale di 
                                                        microvinificazione G. 
                                                        Dalmasso, applicando due 
                                                        diverse tecniche (macerazione 
                                                        carbonica e macerazione 
                                                        classica) su cinque varietà 
                                                        differenti di uva provenienti 
                                                        da quattro zone diverse: 
                                                        Nero d'Avola di Riesi; 
                                                        Perricone o Pignatello 
                                                        di Trapani; Frappato e 
                                                        Syrah di Vittoria e Nerello 
                                                        Mascalese dell'Etna.L'attenzione 
                                                        nei riguardi dei Novelli 
                                                        nasce dal fatto che questi 
                                                        vini, al di là 
                                                        dell'aspetto commerciale, 
                                                        svolgono un ruolo propedeutico 
                                                        nei riguardi dei giovani 
                                                        e dei profani del vino.La 
                                                        loro freschezza, morbidezza, 
                                                        non complessità, 
                                                        fragranza e profumi li 
                                                        rendono particolarmente 
                                                        confacenti ai gusti di 
                                                        quelle fasce che amano 
                                                        un berepiù disimpegnato 
                                                        anche se, nei prossimi 
                                                        anni, non è da 
                                                        escludere che questo giovane 
                                                        prodotto possa sviluppar-si 
                                                        al punto tale da conquistare 
                                                        anche gli amanti dei vino 
                                                        classico. 
                                                      I 
                                                        vini dolci e liquorosi 
                                                      La 
                                                        Sicilia non è solo 
                                                        produttrice di grandi 
                                                        vini da tavola, ma anche 
                                                        di ottimi vini liquorosi 
                                                        come i Moscati di Noto 
                                                        e Siracusa, la Malvasia 
                                                        delle Lipari e i Moscati 
                                                        e passiti di Pantelleria. 
                                                        I Moscati di Noto e Siracusa, 
                                                        seppur prodotti in quantità 
                                                        limitate trasudano di 
                                                        fascino e si caratterizzano 
                                                        per il delicato ma deciso 
                                                        profumo mielato, agrumi 
                                                        canditi, albicocca, uva 
                                                        passa, confettura. Caldi 
                                                        al gusto, dolci ma armonici, 
                                                        assai suadenti e persistenti, 
                                                        si congiungono mirabilmente 
                                                        alla pasticceria locale.Il 
                                                        vino Malvasia prodotto 
                                                        in quel luogo paradisiaco 
                                                        che è l'arcipelago 
                                                        delle Lipari fa parte 
                                                        anch'esso delle produzioni 
                                                        di pregio. Diodoro Siculo 
                                                        nel IV secolo A.C. lo 
                                                        denominò 'nettare 
                                                        degli Dei'. é un 
                                                        vino Doc, naturalmente 
                                                        dolce, prodotto con uve 
                                                        Malvasia (95%) e con uve 
                                                        Corinto nero (5%) e si 
                                                        sposa felicemente a dolci 
                                                        e biscotti secchi e dolciumi 
                                                        a base di pasta di mandorle 
                                                        o a formaggi di sapore 
                                                        deciso. Nel 1890 il grande 
                                                        romanziere francese Guy 
                                                        de Maupassant così 
                                                        parla del vino di Malvasia 
                                                        delle Lipari nell'opera 
                                                        "La vita erranteì: 
                                                        "Sembra sciroppo 
                                                        di zolfo. é proprio 
                                                        il vino dei vulcani, denso, 
                                                        zuccherato, dorato e con 
                                                        un tale sapore di zolfo 
                                                        che vi rimane al palato 
                                                        fino a sera: il vino del 
                                                        diavoloì. Le moderne 
                                                        tecnologie in simbiosi 
                                                        alla millenaria tradizione 
                                                        eoliana, hanno conferito 
                                                        al Malvasia delle Lipari 
                                                        una particolare fragranza 
                                                        che unite a un sapore 
                                                        caldo e vellutato, lo 
                                                        rendono uno dei più 
                                                        eccellenti vini da dessert.Il 
                                                        celebre Moscato di Pantelleria 
                                                        (la cui produzione attualmente 
                                                        si aggira sui 6.400 ettolitri), 
                                                        invece, è prodotto 
                                                        nell'isola da tempo immemorabile, 
                                                        ma solo nel 1883 cominciò 
                                                        a essere conosciuto al 
                                                        di fuori dei suoi confini 
                                                        incontrando, ben presto, 
                                                        grande favore in tutta 
                                                        la Sicilia, dove era ed 
                                                        è in uso la consuetudine 
                                                        di berlo l'11 novembre, 
                                                        in occasione della festa 
                                                        di S. Martino. Premiato 
                                                        nel 1900 all'Esposizione 
                                                        di Parigi, nel 1936 fu 
                                                        inserito tra i vini tipici 
                                                        italiani per il suo aroma 
                                                        delicato e fine e per 
                                                        il suo sapore vellutato, 
                                                        dolce, carezzevole, generoso. 
                                                        Nel 1971, terzo tra i 
                                                        vini siciliani, ottenne 
                                                        la Doc. Questo vino si 
                                                        sposa bene a crostate 
                                                        di frutta fresca e paste 
                                                        con creme delicate. La 
                                                        sua prorompente sensualità 
                                                        è legata in modo 
                                                        inscindibile alle selvagge, 
                                                        dure, umorali caratteristiche 
                                                        ambientali e climatiche 
                                                        di Pantelleria. Senza 
                                                        il fiero e determinato 
                                                        sole isolano che insieme 
                                                        al torrido vento solca 
                                                        le rughe dei vignaioli 
                                                        dell'isola e fa raggrinzire 
                                                        le bacche delle uve Zibibbo 
                                                        arricchendole di colore, 
                                                        gli aromi presenti in 
                                                        questo vino (sentori di 
                                                        albicocca che lasciano 
                                                        il passo a profumi di 
                                                        datteri e che a loro volta 
                                                        introducono una fragranza 
                                                        di fichi secchi, di cedro 
                                                        candito, di rosa appassita) 
                                                        certo non potrebbero assumere 
                                                        certe concentrazioni e 
                                                        caratteristiche particolari. 
                                                        
                                                      Tasca 
                                                        D'Almerita Chardonnay 
                                                        '00 
                                                       
                                                        Bianco Sicilia, I.G.T. 
                                                      Zona 
                                                        di Produzione  
                                                      Tenuta 
                                                        di Regaleali, di proprietà 
                                                        del produttore.E' 
                                                        situata in un'area collinosa 
                                                        tra le province di Palermo 
                                                        e Caltanissetta, ad un'altitudine 
                                                        che varia dai 450 ai 650 
                                                        metri. Si estende su 460 
                                                        ettari, 200 dei quali 
                                                        coltivati a vite. 
                                                       
                                                        Terreno 
                                                         
                                                      Argilloso 
                                                        e di medio impasto con 
                                                        reazione alcalina dovuta 
                                                        al calcare libero. Piovosità 
                                                        media, inverno freddo, 
                                                        primavera ed estate calde. 
                                                        Vitigni Chardonnay in 
                                                        purezza esposti Ovest, 
                                                        Sud/Ovest. Coltivazione 
                                                        Collina si San Francesco 
                                                        di ha.4.50 impianto a 
                                                        spalliera. Ovest - Sud 
                                                        - Ovest Clima Piovosità 
                                                        buona (600 mm), inverno 
                                                        freddo, primavera mite, 
                                                        estate molto calda. Vendemmia 
                                                        4 e 5 settembre 1998 Vinificazione 
                                                        In barili di rovere francese 
                                                        (Allier e Tronçais) 
                                                        da 350 litri. Affinamento 
                                                        In barili di rovere francese 
                                                        (Allier e Tronçais) 
                                                        da 350 litri, per il 50% 
                                                        nuovi e per il 50% al 
                                                        secondo passaggio, per 
                                                        6 mesi; in bottiglia per 
                                                        6 mesi. IMBOTTIGLIATO 
                                                        in circa 50.000 bottiglie. 
                                                        Prezzo Unitario L. 51000 
                                                        (€ 26,34)(IVA 20% inclusa) 
                                                        Degustazione Delicato, 
                                                        morbido con sentori di 
                                                        agrumi; al gusto pieno 
                                                        e molto persistente. Grado 
                                                        Alcolico 13.5 Vol. Modo 
                                                        Conservazione Migliora 
                                                        nel tempo in condizioni 
                                                        di conserva ideali. tipo 
                                                        Bianco Annata 2000  
                                                        Già ai tempi della 
                                                        conquista di Druso (15 
                                                        A.C.) in Alto Adige veniva 
                                                        coltivata la vite.Il momento 
                                                        di grande slancio arriva 
                                                        però dopo la caduta 
                                                        dell'Impero Romano con 
                                                        l'occupazione da parte 
                                                        dei bavari. La viticultura 
                                                        venne strutturata in modo 
                                                        differente, godette di 
                                                        un nuovo impulso e di 
                                                        un nuovo mercato.Durante 
                                                        il Medio Evo la viticoltura 
                                                        visse il suo periodo di 
                                                        massimo splendore. Il 
                                                        vino era considerato medicina, 
                                                        bevanda principale e veniva 
                                                        miscelato all'acqua per 
                                                        renderla potabile.Il grande 
                                                        periodo di decadenza arrivò 
                                                        alla fine del 19. secolo, 
                                                        dovuto al pidocchio della 
                                                        vite ed alle nuove malattie 
                                                        fungine, solo dopo avere 
                                                        sanato queste grosse piaghe 
                                                        il settore si rianimò 
                                                        lentamente.La crisi successiva 
                                                        per la viticoltura si 
                                                        ebbe nel 1919, con il 
                                                        passaggio all'Italia dell'Alto 
                                                        Adige.Le zone di vendita 
                                                        del nord furono perdute, 
                                                        l'Italia produceva già 
                                                        da se abbastanza vino 
                                                        rosso e la Svizzera divenne 
                                                        il maggiore acquirente 
                                                        dei vini dell'Alto Adige. 
                                                        Col tempo anche la Germania 
                                                        e l'Austria ne trassero 
                                                        vantaggio.All'Inizio degli 
                                                        anni 80, con il boom della 
                                                        vendita di vini di bassa 
                                                        qualità prodotti 
                                                        in massa il mercato collassò.Oggi 
                                                        si scommette sulla qualità 
                                                        e su certe uve tipiche 
                                                        del luogo, per esempio 
                                                        il Lagrein.Nel frattempo 
                                                        l'Alto Adige è 
                                                        diventato una terra di 
                                                        produzione enologica famosa 
                                                        in tutto il mondo, produttore 
                                                        di vini di qualità, 
                                                        dove è possibile 
                                                        riconoscere una antica 
                                                        cultura enologica!  
                                                         
                                                        Storia e Tradizioni  
                                                        Punto d'incontro, nei 
                                                        secoli, tra civiltà 
                                                        e culture diverse, pur 
                                                        conservando una propria 
                                                        identità, terra 
                                                        soprattutto contadina, 
                                                        seria, paziente, ricca 
                                                        di tradizioni ma che sa 
                                                        anche essere ospitale 
                                                        e aperta, il Trentino 
                                                        Alto Adige è una 
                                                        regione che offre al visitatore 
                                                        accorto delle bellezze 
                                                        naturali incomparabili. 
                                                        Grandi gruppi montuosi 
                                                        dalle cime perennemente 
                                                        innevate, fitte e lussureggianti 
                                                        foreste, numerosi laghi, 
                                                        piccoli e grandi, dai 
                                                        nomi e dai colori romantici, 
                                                        distese di prati alpini 
                                                        ricchi di fiori ed erbe 
                                                        profumate; ma anche bellezze 
                                                        architettoniche, castelli, 
                                                        palazzi e tanti piccoli 
                                                        villaggi montani dove 
                                                        il tempo pare si sia fermato. 
                                                        La vite coltivata nelle 
                                                        vallate diviene un tutt'uno 
                                                        con il paesaggio in un'ordinata 
                                                        sequenza di pergolati 
                                                        e filari, spesso abbarbicati 
                                                        su ripidi pendii sostenuti 
                                                        da piccoli muretti di 
                                                        sassi, che con la loro 
                                                        perfezione geometrica 
                                                        seguono armonicamente 
                                                        il disegno delle colline. 
                                                        Queste caratteristiche 
                                                        morfologiche così 
                                                        varie creano diversi microambienti 
                                                        sia per quanto riguarda 
                                                        la composizione dei terreni, 
                                                        sia per il differente 
                                                        clima, che permettono 
                                                        la coltivazione di numerosi 
                                                        vitigni, locali e autoctoni. 
                                                        Le forti escursioni termiche 
                                                        fra il giorno e la notte, 
                                                        nel periodo prima della 
                                                        vendemmia, favoriscono 
                                                        inoltre la formazione 
                                                        di eleganti profumi, che 
                                                        vengono esaltati poi dalla 
                                                        freschezza dei vini. Per 
                                                        questi fattori e per l'antica 
                                                        tradizione plurisecolare 
                                                        che accompagna la produzione 
                                                        enologica di queste terre, 
                                                        il vino trentino - alto 
                                                        atesino si differenzia 
                                                        e caratterizza rispetto 
                                                        ad altre zone viticole 
                                                        con una personalità 
                                                        particolare ed inconfondibile 
                                                        che, nella molteplicità 
                                                        delle varie tipologie, 
                                                        permette di accompagnare 
                                                        qualsiasi tipo di piatto 
                                                        o preparazione gastronomica. 
                                                        Nella zona subalpina forme 
                                                        selvatiche di vite erano 
                                                        presenti sin dall'inizio 
                                                        del Terziario. Nonostante 
                                                        l'azione devastatrice 
                                                        delle successive epoche 
                                                        glaciali, la vite silvestre 
                                                        riuscì a ridiffondersi 
                                                        e ad essere avviata ad 
                                                        una rudimentale coltivazione 
                                                        dalle comunità 
                                                        umane presenti. A conferma 
                                                        di questo si possono ricordare 
                                                        i reperti risalenti all'età 
                                                        del Bronzo rinvenuti nelle 
                                                        zone palafitticole del 
                                                        Garda, di Ledro e di Fiavè. 
                                                        A queste viti autoctone 
                                                        vennero progressivamente 
                                                        a sovrapporsi o a mescolarsi 
                                                        le varietà di vite 
                                                        originarie dell'area caucasica. 
                                                         
                                                        Nella Penisola, compresa 
                                                        la zona subalpina, le 
                                                        forme selvatiche subirono 
                                                        dunque un'azione di ibridazione 
                                                        naturale ed una costante 
                                                        pressione e selezione 
                                                        ad opera dell'uomo, fino 
                                                        ad evolversi nelle varietà 
                                                        coltivate. L'asta atesina 
                                                        (Valle dell'Adige) fu 
                                                        interessata anche dalla 
                                                        trasmigrazione dei Celti 
                                                        provenienti d'oltralpe. 
                                                        In particolare alcuni 
                                                        nuclei celtici dei Galli 
                                                        colonizzarono le pendici 
                                                        delle Prealpi Bresciano 
                                                        - Veronesi per poi stabilirsi 
                                                        nella Valle dell'Adige 
                                                        ove affiancarono alla 
                                                        costruzione di insediamenti 
                                                        urbani e di altre attività 
                                                        economico agricole la 
                                                        coltivazione della vite 
                                                        e la produzione ed il 
                                                        commercio del vino 
                                                        La successiva presenza 
                                                        romana agì nel 
                                                        solco della precedente 
                                                        tradizione stimolando, 
                                                        come altrove, il perfezionamento 
                                                        delle tecniche di coltivazione 
                                                        e di trasformazione. Di 
                                                        questa fiorente attività 
                                                        ne sono testimonianza 
                                                        numerose opere letterarie 
                                                        della civiltà classica 
                                                        (Svetonio, Tubillio, Plinio, 
                                                        Catone, etc) 
                                                        La tradizione vitivinicola 
                                                        atesina subì una 
                                                        contrazione in coincidenza 
                                                        dello sfaldamento dell'Impero 
                                                        Romano e delle invasioni 
                                                        barbariche. Nei secoli 
                                                        XV e XVI si assistette 
                                                        all'introduzione e diffusione 
                                                        di vitigni particolari 
                                                        come il Marzemino in Val 
                                                        Lagarina. Grazie allo 
                                                        straordinario evento del 
                                                        Concilio di Trento (1545 
                                                        - 1653) ed all'opera del 
                                                        Mariani, che del Concilio 
                                                        fu attento cronista, i 
                                                        vini trentini divennero 
                                                        conosciuti ed apprezzati 
                                                        anche al di fuori dei 
                                                        locali confini. 
                                                        La seconda metà 
                                                        dell'ottocento fu caratterizzata 
                                                        dalla penetrazione di 
                                                        tre avversità devastanti 
                                                        quali l'oidio, la peronospera 
                                                        e la fillossera che determinarono 
                                                        alcuni anni di crisi profonda 
                                                        in molte regioni europee. 
                                                        Preminente , nella rinascita 
                                                        viticola post - fillosserica, 
                                                        fu il ruolo esercitato 
                                                        dall'Istituto Agrario 
                                                        di San Michele all'Adige, 
                                                        istituzione fondata nel 
                                                        1874 e tuttora elemento 
                                                        ispiratore della viticoltura 
                                                        e dell'agricoltura del 
                                                        territorio atesino. 
                                                        Visitiamo il territorio 
                                                        e le sue produzioni: 
                                                        La viticoltura trentina 
                                                        si estende su una superfice 
                                                        di circa 12.810 ettari. 
                                                        La produzione di vino 
                                                        è di circa 953.000 
                                                        ettolitri all'anno il 
                                                        45% è bianco e 
                                                        il 55% è nero, 
                                                        il 79,1% è a DOC., 
                                                        la maggior parte dei quali 
                                                        (80 %) è gestita 
                                                        dalle cantine cooperative. 
                                                        Contestualmente esiste 
                                                        una nutrita schiera di 
                                                        aziende vitivinicole di 
                                                        medio - piccole dimensioni 
                                                        "i vignaioli" 
                                                        che sta sviluppando un 
                                                        ottimo lavoro di valorizzazione 
                                                        delle peculiarità 
                                                        locali. 
                                                        Sui pendii e le colline 
                                                        della Val d'Adige fra 
                                                        Merano e Salorno, e nella 
                                                        Valle d'Isarco fra Bolzano 
                                                        e Bressanone, i vigneti 
                                                        caratterizzano fortemente 
                                                        il paesaggio. 
                                                        Solo i vigneti del Lagrein 
                                                        nel quartiere di Gries 
                                                        a Bolzano, e quelli all'estremo 
                                                        sud della provincia in 
                                                        corrispondenza di Salorno, 
                                                        si estendono in pianura. 
                                                        Da alcuni anni, anche 
                                                        la media e bassa Val Venosta 
                                                        sta vivendo una fase di 
                                                        rilancio come più 
                                                        "giovane" zona 
                                                        a DOC dell'Alto Adige. 
                                                        Alla nota e spesso decantata 
                                                        varietà del paesaggio 
                                                        altoatesino corrisponde 
                                                        una varietà altrettanto 
                                                        ampia di uve. Una ricchezza 
                                                        di vitigni che è 
                                                        senza dubbio il risultato 
                                                        di condizioni climatiche 
                                                        eccezionalmente favorevoli 
                                                        e della composizione dei 
                                                        suoli nelle diverse zone. 
                                                        Tre sono i vitigni e i 
                                                        vini autoctoni dell'Alto 
                                                        Adige: la Schiava, il 
                                                        rosso più tipico 
                                                        e diffuso dell'Alto Adige, 
                                                        il Traminer aromatico, 
                                                        oggi conosciuto in tutto 
                                                        il mondo e il Lagrein 
                                                        scuro, un riscoperto vino 
                                                        di spessore internazionale. 
                                                        Da circa un secolo si 
                                                        coltivano però 
                                                        in Alto Adige anche altri 
                                                        importanti vitigni "internazionali": 
                                                        Pinot nero, Merlot, Cabernet 
                                                        sauvignon e franc, Pinot 
                                                        bianco, Chardonnay, Pinot 
                                                        grigio, Silvaner, Müller-Thurgau, 
                                                        Riesling, Sauvignon, Veltliner 
                                                        verde e Kerner. Il moscato 
                                                        rosa, una specialità 
                                                        dell'Alto Adige e il moscato 
                                                        giallo come vini da dessert 
                                                        completano la gamma. A 
                                                        ciò si aggiungono 
                                                        poi circa 200.000 bottiglie 
                                                        di Spumante Alto Adige 
                                                        di qualità a base 
                                                        di uve Pinot bianco, Chardonnay 
                                                        e Pinot nero secondo il 
                                                        metodo tradizionale della 
                                                        rifermentazione in bottiglia. 
                                                          
                                                       |